Cantori

Dall'idea al prodotto: la visione iconica di Maurizio Manzoni

Dall'idea al prodotto: la visione iconica di Maurizio Manzoni - Cantori

Creare una collezione di successo, che racconta in modo originale lo scenario del design contemporaneo, restando aderente alla storia dell’azienda. Più precisamente possedere delle caratteristiche uniche, nelle forme e nei dettagli, realizzati con una lavorazione accurata e motivo di orgoglio per Cantori. Una ricerca che, nel tempo, ha trovato in Maurizio Manzoni un collaboratore ideale, con un alto potenziale creativo per un’azienda sempre attenta al design raffinato e alla qualità come valore. Lo abbiamo incontrato nel suo bellissimo studio fiorentino a pochi passi dal cuore storico della città.

Architetto Manzoni nelle collezioni Cantori ha inserito il metallo…
“L’idea nostra è quella di creare una nuova immagine di prodotto, con una filosofia. Nel caso di Cantori, la storia c’era già. Siamo partiti dal ferro battuto, un elemento che si era perso nel tempo”.

L’elemento legato alle origini di Cantori…
“Con il mio team abbiamo visitato l'azienda abbiamo parlato, ovviamente, con Sante, Marco e Federica. Ci hanno mostrato le loro capacità produttive. Intanto sono bravissimi nella lavorazione del metallo. Bravissimi mobilieri, bravissimi decoratori. Abbiamo pensato: “Le basi ci sono già, progettiamo in funzione delle loro qualità”. Abbiamo voluto creare proprio delle collezioni complete.”

Anche l’imbottito presenta il dettaglio in metallo…
“La collezione Shanghai è improntata sul dettaglio del piede che sale andando a sostenere il divano, il letto, il buffet, insomma tutti i prodotti realizzati nella collezione. Tutto in metallo forgiato, realizzato a mano perché è tutto sfaccettato. Cantori è esperta nel ferro forgiato e volevamo collegare l’idea alla memoria. Una lavorazione artigianale su tubolare pieno. Abbiamo fatto varie prove, molto belle, molto di tendenza. L’individuazione di nuove finiture, permette di rendere unico ogni oggetto. La personalizzabile rappresenta un valore.”

Come nasce la collezione Oasi?
“Quando iniziamo a progettare vediamo tutto in contemporanea, con una visione immediata, tutti i prodotti. In ogni prodotto c'è sempre un segno, una “Esse”. Questa Esse si vede bene anche nella struttura del divano, nel letto, nella sedia. Questo segno lo ritroviamo anche nella maniglia del buffet, nel particolare dove si inserisce la mano, per afferrare l'anta. È stato un lavoro fatto anche molto bene tutto a controllo numerico, su disegno 3D. Era già stato pensato in quel modo. Cantori ha seguito esattamente il disegno.”

Un’estrema linearità del dettaglio…
“Si però asimmetrico. In generale mi disturba la simmetria. Siamo per l’asimmetria che è meno banale. Anche la base del tavolo non è simmetrica, ha questi, pieni e vuoti che si rincorrono. Secondo come si guarda, di tre quarti, frontale, eccetera sarà sempre una visione diversa”.

Lo stesso anche per la collezione Mirage…
“Abbiamo ricollegato tutto il lavoro fatto in precedenza e l’abbiamo riportato in questa nuova collezione come segno di continuità.”

Girando intorno al mobile si vedono forme diverse…
“Non c’è un grande passaggio tra i mobili della collezione Shanghai e gli ultimi prodotti, perché vedo Cantori come un'azienda romantica. L’ho sempre vista così. La vedo anche un’azienda che fa un prodotto femminile, non sono oggetti squadrati. I prodotti che abbiamo disegnato hanno sempre qualcosa di morbido e di avvolgente, con riferimento alla moda, accessori come una cintura o magari un anello nel quale viene incastonato un diamante. La collezione Oasi è l'anello in cui poggia il mobile-gioiello o la base di una scultura. Come per i tre tavolini del modello Atenae, il concetto è lo stesso. Qualcosa che avvolge e contiene una forma sostenendola come un cavalletto che regge un piano. La stessa forma si trova nella struttura del tavolo, della sedia e del divano. È un'idea unitaria.”

Il divano completa la collezione Oasi…
“Fa parte della stessa collezione Oasi. La cintura serve per enfatizzare le morbidezze. Perché là dove la cintura stringe fuoriesce la parte morbida del divano. Questi effetti di pieghe per noi sono poesia. Sono inaspettate, sono qualcosa di emozionante. La maggior parte dei nostri prodotti sono trattati in questa maniera, i cuscini come nel Montecarlo. È bello, enfatico, morbido, accogliente, c'è una sensazione, prima di sedersi.”

Nuovi progetti?
“Vogliamo essere più decisi e precisi sulle materie. Faremo dei progetti concettuali, molto nuovi. E aggiungeremo il colore. Invece delle ottonature, dei bronzi inseriremo il nero opaco, in metallo. Abbiamo fatto anche un tentativo del colore turchese leggermente desaturato. Una laccatura. Una riproposizione dei colori che facevano parte del passato di Cantori. È importante riprendere oltre il ferro battuto anche il colore. Adesso abbiamo usato l’arancio, il colore vicino alla moda che ci ricorda la borsetteria di alto livello, della pelle trattata. Per colpire più fasce di clientela, da quella più classica, del personaggio che va vestito con l'abito in doppio petto, la borsa firmata e la scarpa di cuoio e nello stesso tempo anche lo yuppy della situazione che va in giro con lo spezzato magari con i jeans e la giacca firmata. Stiamo parlando di un cliente di un certo livello.”

Come vede l’evoluzione futura di Cantori?
“Cantori la vedo più minimale. Non nelle forme, ma nella scelta dei materiali e dei colori. Il tono su tono sarà un punto importante su cui pensare. Si deve essere coerenti, come un’azienda di moda. Armani si riconosce, come si riconosce Tom Ford. Il prodotto Cantori deve essere riconoscibile e sempre coerente con le scelte progettuali. Cantori per noi è un biglietto da visita. Ci dà una certa libertà di azione, ovviamente sempre filtrata dalla loro esperienza. Hanno scelto lo studio come stilista dell’azienda.”

Dove trova ispirazione per i prodotti Cantori?
“La carta bianca che abbiamo avuto ci ha permesso di crescere e di far crescere. Abbiamo iniziato a crescere nel momento in cui ci siamo dimenticati di quello che fanno gli altri, abbandonando certi riferimenti. Cerchiamo di estraniarsi, ma di avere degli input da altre situazioni. Ci può ispirare un segno di un'auto. E lo può essere anche quella “Esse” famosa.”

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